Goebbels. 11 Tattiche di Manipolazione Oscura – Parte 1

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Nella democrazia il potere viene esercitato dal popolo tramite dei rappresentanti liberamente eletti. Quindi il politico che riesce ad ottenere il maggior numero di voti attraverso il consenso popolare ha tutte le carte in regola per governare il proprio paese.

Fin qui il tutto sembra molto semplice, tuttavia vi siete mai chiesti come si possa ottenere il consenso popolare? Tutti ci siamo almeno chiesti una volta nella vita come fa ad avere un tale seguito? oppure “come è possibile che la gente gli creda?”.

Se poi tocchiamo il campo minato del nazismo il dubbio diventa più opprimente: come è stato possibile riuscire a giustificare agli occhi dei tedeschi lo sterminio di un intero popolo?

Vi abbiamo parlato di un libro che prova a spiegarlo nell’episodio 42 di Popular Opinion Podcast intitolato “Mr. Bibliotecario” disponibile ai seguenti link:

Il libro in questione è: “Goebbels. 11 tattiche di manipolazione oscura” scritto da Gianluca Magi e pubblicato da Piano B nel Gennaio 2021.

Gianluca Magi è docente di Storia e Filosofia della Religione Indiana alla Facoltà di Sociologia Università di Urbino. Nella sua carriera lo troviamo anche come docente di Storia delle Religioni in Cina, oltre che come studioso di Psicologia Transpersonale (“scuola” di psicologia che integra gli aspetti spirituali e trascendenti dell’esperienza umana con la struttura della psicologia moderna) di induismo, buddhismo, sufismo, taoismo, tantrismo.

Nel 1996 fonda, in convenzione con l’Università di Urbino, la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini, centro di ricerca universitaria sulla mediazione del pensiero orientale e occidentale in campo filosofico e psicologico. Dal 2005 ne è stato il direttore scientifico e dal 2013 è stato affiancato nella direzione da Franco Battiato.

Nel 2017 fonda a Pesaro con Franco Battiato “Incognita ◦ Advanced Creativity”, centro transdisciplinare, concepito come il successore dei Circoli letterari parigini del XVII secolo, del Cabaret Voltaire dadaista di Zurigo.

La sede di “Incognita” ospita la “AC Mind School”, co-diretta dalla studiosa di estetica e orientalista Grazia Marchianò, moglie di Elémire Zolla, scuola che si propone di fondere l’immaginazione in una lega con le nuove e accreditate ricerche scientifiche, in chiave cognitiva per il XXI secolo.

In questo libro ci parla della figura di Paul Joseph Goebbels, o come lo chiamava Hitler “Herr Doktor” (signor Dottore). Goebbels fu uno dei più importanti gerarchi nazisti: ministro della Propaganda del Terzo Reich, in seguito ministro plenipotenziario per la mobilizzazione alla guerra totale e generale della Wehrmacht e, dopo il suicidio di Hitler, dal 30 aprile 1945 per quasi due giorni cancelliere del Reich.

Le sue tecniche di propaganda furono uno dei fattori che consentirono al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori l’ascesa al potere in Germania, nel 1933.

Dopo un’iniziale panoramica sulla carriera di Goebbels, sulla sua ascesa politica e su come sia riuscito a conquistare non solo la fiducia di Hitler ma quella dell’intero popolo tedesco, Magi si propone di interpretare e spiegare le 11 tattiche su cui si fondò l’ascesa politica del Partito Nazionalsocialista fino alla fondazione del Terzo Reich.

In questo articolo proveremo a fare una breve panoramica di questi 11 principi, vi invitiamo comunque, qualora li riteniate interessanti, di acquistare il libro di Magi. Sia per supportare l’autore che per l’interessante chiave di lettura a cui allega degli studi scientifici che avvalorano le undici tattiche insieme ad una filmografia che tratta quello stesso tema.

1 – Semplificazione e Nemico Unico.

L’ascesa al potere di Hitler fu guidata dalla volontà popolare. Come fu possibile per Goebbels manipolare le masse convincendole che tutte le manovre, anche le più estreme, fossero la giusta strada da percorrere? Goebbels ci riuscì soddisfacendo un bisogno potentissimo e un desiderio inconscio fondamentale dell’uomo: credere che le vite di ognuno di noi abbiano un significato e uno scopo superiore al di là del semplice mantenimento delle funzioni animali di base.

Il primo principio tattico mette in scena un potente intrattenimento che rapisce il suo pubblico, quel pubblico che si rivelerà poi pronto ad abbracciare una sola idea, un unico simbolo e a lottare contro il nemico di turno creato ad hoc per l’occasione. Per questo motivo il partito nazista era di continuo chiamato a combattere dei nemici creati per questo scopo: siano essi il governo in carica, i comunisti, gli ebrei. L’offensiva ideologica è il mostro che richiede una campagna armata finalizzata alla sua distruzione; per perseguire questa battaglia, per quanto sbagliata possa sembrare, chi ci accuserà verrà additato come un ostacolo alla libertà di espressione.

Tutt’oggi ci sono partiti politici che fanno sfoggio di questa tattica: il nemico non sono più gli ebrei ma gli immigrati, l’Unione Europea accusata di tenerci sotto il gioco della tirannia, la magistratura comunista che perseguita chi sta al potere.

Così come nelle pubblicità si tende a far percepire come nemico l’azienda rivale, l’unica soluzione alla nostra esigenza è il prodotto pubblicizzato al momento, gli altri non sono in grado di soddisfare le nostre aspettative.

2 – Unanimità.

Questo secondo principio si lega strettamente al primo e ne conclude l’opera. Mentre con il primo principio tattico si dava in pasto alle squadre paramilitari delle SS un nemico da combattere, era necessario far credere che quella lotta, quelle operazioni, fossero appoggiate dall’unanimità popolare. Quello che si può definire come conformismo risiede nelle risposte che ciascuno di noi da a due domande fondamentali: “La mia opinione è corretta?”; “Gli altri mi approveranno?”.

Queste domande ci sorgono spontanee quando esprimiamo un giudizio in pubblico, chi le prende sottogamba rischia di incappare nella gogna mediatica. Sul web assistiamo continuamente a fenomeni di suggestione e coercizione ordito da grandi masse in preda al delirio di potere che dà la passione e l’unanimità, sono attacchi deliberati ad una persona specifica e persino agli individui a lui più prossimi: quelle che, comunemente, vengono chiamate “shitstorm”, altro non sono che una forma di sopruso nei confronti del diverso, del nemico unico. Quindi qualsiasi gesto, per quanto possa sembrare folle, trova una sua ragione di esistere se viene avvalorato dall’unanimità della massa che si aggrega e appoggia l’atto in sé, giustificandone la ragione di esistere, la necessità di questa misura.

Un altro esempio può essere quello delle pubblicità di prodotti per l’igiene orale che vengono raccomandati “da nove dentisti su dieci”, anche qui la ricerca dell’approvazione unanime ci infonde sicurezza e ci spinge all’acquisto di un prodotto che la massa approva. Si può pensare anche alle tendenze della moda e la crescente comparsa degli influencer come volti scelti per pubblicizzare dei prodotti, il classico principio del copiare ed omologarsi alle masse insomma.

3 – Volgarizzazione.

Il concetto che sta alla base del terzo principio tattico, la volgarizzazione, è in definitiva lo sprezzo ideologico verso l’umanità. La convinzione che il popolo sia troppo stupido per poter capire e, di conseguenza, necessita della guida della minoranza intelligente dei governanti.

Il parallelismo che salta subito in mente è il modello attuato dalla chiesa cattolica, quando recitava le messe in latino, lingua per lo più sconosciuta al popolo che usava il “vulgus”; il compito dei fedeli non era quello di parlare o comprendere, si dovevano limitare ad obbedire per poter ottenere l’espiazione dai peccati e l’assoluzione al paradiso. Al volgo, il popolo, era preclusa persino la letteratura, considerata uno strumento d’élite per tramandare ed intrattenere: dobbiamo aspettare all’incirca il X secolo per vedere apparire i primi testi in volgare.

In questo Goebbels fu un abile maestro, riconobbe subito il ruolo centrale e la potenza di diffusione di mezzi quali radio e cinema per l’applicazione della volgarizzazione. Adattò quindi la propaganda al media: per Goebbels, infatti, la propaganda non doveva annoiare ma intrattenere attraverso formule commerciali che distruggono l’autonomia del pensiero, rendendo il giudizio del pubblico sterile e incoraggiarlo ad essere compiacente con la mediocrità e l’ignoranza.

Così nel mondo moderno assistiamo a “dibattiti” elettorali farciti da urla e slogan vuoti, la stessa politica si riassume in concetti chiave brevi ma al tempo stesso vuoti di significato: così si chiede a gran voce di ridare l’Italia agli italiani per criticare gli aiuti umanitari ad un popolo in difficoltà, si accusa di voler modificare le nostre radici storiche quando si parla di annettere al reato d’odio le specifiche contro etnie e orientamento sessuale (critica della legge Zan che in alcun modo andava ad intaccare le radici di nessun popolo). Oppure, nella pubblicità, si usa ricollegare un prodotto ad uno slogan efficace ma insulso: l’urlo “sono finte!” in relazione all’alito fresco avuto grazie a delle mentine, la sessualizzazione del “brava Giovanna” alla cameriera in relazione ad un silicone; slogan e prodotto non hanno alcuna connessione tra di loro ma il sentire questi slogan ci rievoca alla mente quel determinato prodotto.

4 – Orchestrazione.

L’uso degli slogan nella pubblicità ci porta dritti al quarto principio tattico, l’Orchestrazione. L’azione reiterata e sistemica, cioè la ripetizione di un messaggio sino allo sfinimento è la base della propaganda.

Non basta limitare le scelte alludendo agli argomenti di una singola posizione, ma si rende necessario ribadirli costantemente e continuamente affinché diventino la verità assoluta.

Sul funzionamento del principio tattico di orchestrazione, Goebbels, afferma più volte di ricalcare il modello della chiesa cattolica. Persino una goccia d’acqua, cadendo costantemente sullo stesso punto, in modo ritmico e costante, riesce a creare un varco attraverso la roccia; così un concetto finisce per diventare parte della collettività fin tanto che gli viene ripetuto.

Alla parola stampata, per natura più impegnativa e limitante, si preferisce la parola detta; all’arte oratoria si preferisce l’immagine che, per definizione, è più rapida e persuasiva. Tutti se pensiamo al concetto di festa natalizia, di momenti felici in famiglia, associamo quasi automaticamente la classica bibita in etichetta rossa; allo stesso modo un noto marchio alimentare afferma che dove c’è il suo prodotto “c’è casa” e in modo certo tutti abbiamo capito di quali marchi sto parlando.

5 – Continuo Rinnovamento.

Abbiamo visto l’utilità della radio, del cinema, l’orchestrazione dei media per la comunicazione attraverso slogan e immagini. Questo ci conduce al quinto principio tattico, Continuo Rinnovamento. Oggi più che mai siamo sommersi da stimoli e informazioni, questo bombardamento d’informazioni e d’immagini ha un effetto disorientante, invalida la nostra comprensione. Questo flusso di immagini e informazioni si muove alla velocità della luce, tra televisione, smartphone, social network, streaming e qualsiasi servizio multimediale ci troviamo davanti, si tratta di una forza devastante che ci investe e che sta al di là della nostra coscienza.

In sostanza nuove informazioni, costantemente messi in circolazione con un ritmo frenetico, non consentono al pubblico la formulazione di un’idea chiara a precisa perché la sua attenzione viene subito catturata da una nuova notizia. Il tutto si ripete costantemente all’infinito.

I media garantiscono un potere infinito a chi li detiene, di contro lo tolgono a chiunque non li comanda, particolarmente al popolo. In ogni caso il fattore chiave è la velocità: venivano rilasciate ripetutamente rivelazioni, nuovi argomenti, ad un ritmo tale che, in caso di risposta avversaria, l’attenzione del pubblico era già diretta altrove. In questo modo le risposte non erano mai all’altezza della crescente ondata di accuse e attacchi; così come non facciamo in tempo a goderci il nostro ultimo modello di telefonino che ne sono usciti di nuovi, non facciamo in tempo a pagare le rate della macchina che già una nuova tecnologia ha reso obsoleta la nostra vettura, non riusciamo a padroneggiare tutte le novità di un aggiornamento software che ne dobbiamo installare subito uno nuovo. Il principio dell’obsolescenza programmata.

Siamo giunti alla fine di questo primo articolo sugli 11 principi tattici di manipolazione, nel prossimo affronteremo i restanti sei. E voi cosa ne pensate? Siete riusciti a capire tutti i richiami indiretti e le citazioni? Riscontrate nella vostra quotidianità alcune di queste tattiche?

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